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Cos'è la pseudoartrosi

PSEUDOARTROSI

La pseudoartrosi è la mancata consolidazione di una frattura dopo almeno 6 mesi dal trauma, caratterizzata dalla presenza di tessuto fibrocartilagineo e non osseo nella regione interframmentaria.

La percentuale di fratture che va incontro a ritardo di consolidazione o pseudoartrosi è compresa tra il 2% e il 7%. L’incidenza di pseudoartrosi è maggiore nelle fratture diafisarie, soprattutto in quelle esposte di tibia.

Ad oggi l’eziologia della pseudoartrosi non è ancora chiara. Si è certi che l’osso non guarisce e va in pseudoartrosi quando manca di stabilità sufficiente o il flusso di sangue è ridotto, situazioni che a volte possono coesistere.

Molteplici fattori sistemici o locali possono influenzare il processo di consolidazione della frattura sia al momento del trauma che durante la guarigione.

Tra i fattori sistemici ricordiamo: età, stato nutrizionale, malattie sistemiche, terapia con corticosteroidi, malattie del metabolismo osseo, tumori, farmaci antineoplastici. Tra i fattori locali vi sono: apporto ematico, sede della frattura, riduzione, immobilizzazione, lesione dei tessuti molli, infezione.

La comparsa di dolore a distanza di mesi dalla frattura, dopo una fase di benessere a seguito del trattamento, può essere indice dell’instaurarsi di una pseudoartrosi. Il medico ortopedico, con attento esame clinico e con indagini specifiche di tipo ematico e radiologico (Rx, TC e RMN) può valutare l’avanzamento della guarigione o l’eventuale mancata consolidazione della frattura.

Si può prevenire e curare inizialmente una pseudoartrosi con metodiche di tipo non chirurgico che comprendono: terapia farmacologica (calcio, vitamina D3, bifosfonati), stimolazione meccanica (aumento della stabilità del focolaio associato a carico funzionale), stimolazione biofisica (campi elettrici o elettromagnetici, ultrasuoni pulsati a bassa intensità, onde d’urto).

Qualora questi metodi di trattamento incruenti non dovessero essere sufficienti, sarà necessario ricorrere ad un trattamento chirurgico, che a seconda della condizione clinica prevede un accurato curettage, calloclasia ed una nuova sintesi della frattura con innesto osseo autologo o da donatore di organi (allograft) o sostituti dell’osso.

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